Parto da qui, da una frase che
non è mia, ma del mio compagno di avventure e di scrittura Manuele: sono
ricordi che vale la pena costruirsi. Partecipare alla Rigantoca è davvero un
ricordo che vale la pena costruirsi: è così per noi adulti, figurarsi per i
bambini. E allora perché non tentare la sfida? Da una mente che mia moglie,
chissà forse a ragione, giudica malata è nata l’idea: proviamo a fare la
Rigantoca coi bambini e vediamo se riescono a finirla. Quarantadue chilometri e
fischia di sentieri di media montagna, dal Righi sino alla vetta dell’Antola e
poi giù sino all’arrivo di Caprile per due bambini di 10 e 12 anni sono
fattibili? Abbiamo dimostrato di sì, a patto di affrontarli con una giusta
preparazione alle spalle e la dovuta allegria e spensieratezza dei nostri
#girigiritondi. E allora una sveglia birichina che suona alle tre e mezza del
mattino diventa più ganza di una serata in pizzeria e la preparazione con
calzettoni, maglia tecnica e pila frontale (che non è servita quasi a niente)
un rito che, se per un ultratrailer navigato è pura routine, per un
marmocchietto alle prime armi è come la vestizione di un cavaliere medioevale.
Ma fosse tutto lì, sarebbe facile.
Qui si tratta di camminare, altroché! Pronti partenza via, poco prima delle
cinque del mattino dal Righi e se i primi dieci chilometri sono facili, perché
quasi interamente pianeggianti, il rischio è che subentri la noia, che per un
bambino è forse peggio della stanchezza. Per fortuna ecco che si sale, su per
boschi sino a incrociare l’Alta Via presso il colle di Creto e giungere
finalmente al primo check point della Cappella della Sella. I volontari del CAI
Sampierdarena, splendidi organizzatori di questa camminata non competitiva
giunta alla sedicesima edizione, non lesinano complimenti ai nostri piccoli
scarpinatori, ma la strada è ancora lunga ed è bene non montarsi troppo la
testa. Dopo avere mangiucchiato qualcosa si riparte, immersi sempre nel bosco
che a un certo punto si butta a capofitto giù giù ripido sino a Pratogrande.
Siamo al primo cancello orario, brillantemente superato con più di due ore di
margine e possiamo mandare entusiastici messaggi alle mamme in ansia a casa,
con un piede in una ciabatta e l’altro già calzato, pronte a partire per
venirci a raccogliere, alla prima seria difficoltà dei pargoli. Ma non è proprio
il caso. I due hanno energie da vendere e, ciò che forse ancora di più conta,
il morale è alle stelle. Meglio così, anche perché ora c’è da affrontare il
vero muro della Rigantoca: la ripida salita alla Cappella della Gorra, dove c’è
il terzo check point con annesso ristoro dove inizia a fare capolino pure
qualche canestrello: il che non guasta. Purtroppo inizia pure a fare caldo
perché il sole, sono ormai le nove passate, è già alto e ora toccherà
affrontare un tratto, per fortuna non lungo, piuttosto esposto. Ma dalla
cappelletta di Frassineto eccoci ripiombare nella maggiore frescura del bosco
su un sentiero che non sale neppure eccessivamente ripido. Cammina e cammina si
arriva al ristoro gran gourmet di
Piani: focaccia, formaggio pecorino, vino bianco e acqua fresca di fonte. E che
volete di più? I bambini si rinvigoriscono (non per il vino bianco, tranquilli)
e sono ormai pronti ad affrontare il tratto più impegnativo, più che altro per
la stanchezza che si inizia ad accumulare, sino al prossimo check point della
Cappelletta di Pentema dove il contachilometri segna ormai 31; non male. È
qui la festa? A Pentema l’allegria regna sovrana: entusiasmo alle stelle per i
piccoli arrancatori, fotografie e il mitico brodo offerto dagli “amici di
Pentema”.
Tutto ciò che serve per
ricaricare un po’ le pile in vista della zampata finale verso l’ultimo check
point con cancello orario, quello del Colletto alla famosa cappelletta dei
Bucci, e degli ulteriori tre chilometri di salita sino al Rifugio Parco Antola,
dove ci aspetta la straordinaria crostata che ormai fa parte del paesaggio
della Rigantoca quasi come la croce bianca. Ancora con le briciole ai lati
della bocca, eccoci affrontare quello che è davvero l’ultimo strappo, breve
peraltro, sino ai 1500 metri della vetta dell’Antola e all’ultimo check point,
decorosamente festeggiato con una dab
che, per i bambini, è una cosa molto figa, mentre per noi adulti si potrebbe
rivelare assai pericolosa dopo tanti chilometri di cammino, vista la torsione
di schiena che comporta. Meglio non rischiare.
Bravi bambini! Avete la Rigantoca
in tasca. Ora è tutta discesa, giù per i bellissimi prati del Ciuffo, sino a
Caprile. Quattro chilometri circa di passerella, un po’ come l’ultima tappa del
Tour de France. E a Caprile ecco la mamma, con tanto di campanacci in stile
valdostano a fare festa, lo striscione dell’arrivo, l’applauso degli
organizzatori. Spuntano addirittura due targhe, fatte incidere dal CAI
Sampierdarena, per i due finisher più giovani della Rigantoca, maschio e
femmina.
Ha ragione Manuele, non si tratta
di un trionfo sportivo o di chissà quale impresa: è semplicemente la
celebrazione di un ricordo che è valsa la pena costruirsi. E due bambini di 10
e 12 anni sono riusciti a farlo con le proprie forze, con la sana follia della
loro età e, forse, dei loro papà.